C'erano una volta le cose, e ogni cosa era se stessa: camminavamo in un mondo in cui ogni ramo era quel ramo, solo quello e niente più, non un ramo tra tanti, non un'istanza di una categoria, no, soltanto se stesso, soltanto quel ramo. Ci muovevamo in un mondo concreto, fatto di erba, di sangue, di polvere e vento.
Poi qualcosa è successo. Poi abbiamo iniziato a parlare di erba, di sangue, di polvere e vento; e ogni volta che il sangue rotolava nell'erba, ogni volta che la polvere faceva forme nel vento, vedevamo categorie al lavoro, la categoria del vento che si manifestava in vento, la categoria del sangue che assumeva profumo e sostanza, manifestazioni concrete di idee astratte. E abbiamo dimenticato che ogni cosa, quando nasce e quando muore, è solo se stessa.
Le parole ci hanno dato magie straordinarie. Ci hanno aiutato a unirci in squadre possenti, a capire come scorre il sangue e come giocare con il vento per creare fulmini, e come mettere i fulmini in bottiglia, per poter scrivere queste parole e dirle al mondo. Le parole, come ogni organismo, cercano strategie per propagarsi. Noi siamo la strategia che le parole hanno trovato, e in cambio ci hanno dato magia.
Ma dobbiamo stare attenti, con la magia, perché c'è il rischio di restarne prigionieri. Il linguaggio è un virus, diceva William Burroughs. Pensiamo di controllarlo, ma non è così. Abbiamo con le parole un rapporto alla pari, nel migliore dei casi, ma nel peggiore, di sudditanza: le parole usano noi per riprodursi, e noi non dobbiamo mai smettere di usare le parole fare magia, o altrimenti ne verremo usati e basta. Le parole, quando non vengono maneggiate con cura, succhiano colore e sostanza dalle nostre vite, e ci lasciano grigi impiegati del reale, gusci tetri.
Gli Incantamenti sono atti magici.
Gli Incantamenti sono maschere fatte di parole. Laddove lo sciamano indossa una maschera e diventa ciò che la maschera rappresenta, noi useremo parole, per diventare ciò che le parole rappresentano. Pronunciando gli Incantamenti, useremo le parole per andare oltre le parole; per acquisire, o provarci, anche solo per un istante, anche solo per il tempo di un respiro, un'altra identità, un altro sé. Per diventare concreti, per diventare erba e sangue, polvere e vento.
Benvenuti nella Stanza dello Sciamano.
Nel migliore dei casi, non ne uscirete mai più.
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